10 - cilicio
Il cilicio era una veste intessuta di peli di capra, ruvida e scomoda, che era in uso ai soldati dell'esercito Romano. Il termine proviene dal greco κιλίκιον (kilíkion), ovvero della regione della Cilicia[1], l'odierno Sud della Turchia. Dai soldati romani il cilicio passò agli anacoreti cristiani, che erano soliti indossarlo sulla nuda pelle per fare penitenza e mortificare la carne. Restò in uso ai penitenti, ad alcuni pellegrini e come strumento di santificazione e purificazione in alcuni ordini o confraternite religiose.
Indica, per estensione, una cinghia uncinata o formata da una corda ruvida costellata di nodi, che viene stretta attorno alla vita o alla coscia in modo da provocare un dolore non estremo ma costante.
La morte
(George Brassens, Fabrizio De Andrè)
La morte verrà all'improvviso
avrà le tue labbra e i tuoi occhi
ti coprirà di un velo bianco
addormentandosi al tuo fianco
nell'ozio, nel sonno, in battaglia
verrà senza darti avvisaglia
la morte va a colpo sicuro
non suona il corno, né il tamburo.
Madonna che in limpida fonte
ristori le membra stupende
la morte non ti vedrà in faccia
avrà il tuo seno e le tue braccia.
Prelati, notabili e conti
sull'uscio piangeste ben forte
chi bene condusse sua vita
male sopporterà sua morte.
Straccioni chi senza vergogna
portaste il cilicio o la gogna
partirvene non fu fatica
perché la morte vi fu amica.
Guerriero che in punta di lancia
dal suol d'oriente alla Francia
di stragi menasti gran vanto
e fra nemici il lutto e il pianto
di fronte all'estrema nemica
non vale coraggio o fatica
non serve colpirla nel cuore
perché la morte mai non muore
non serve colpirla nel cuore
perché la morte mai non muore.