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ARGOMENTO: Ciao Mennea, schivo 're delle piste' che batteva i bolidi da corsa

Ciao Mennea, schivo 're delle piste' che batteva i bolidi da corsa 11 Anni 1 Settimana fa #18259

Ciao Mennea, schivo 're delle piste' che batteva i bolidi da corsa

Un italiano che ha segnato la storia dell'atletica azzurra, dal carattere schivo, nato nel sud Italia da una famiglia modesta con la determinazione tipicamente meridionale che lo ha reso forte, il piu' forte fra i velocisti italiani. Ma nella vita di Pietro Paolo Mennea, nato a Barletta, il 28 giugno 1952 non c'e' solo la pista dell'atletica che lo ha reso famoso in tutto il mondo ma anche la politica e la professione di avvocato. Mennea, detentore del primato mondiale dei 200 metri piani dal 1979 al 1996 con il tempo 19''72, attuale record europeo, sfido' il mondo alle olimpiadi di Mosca vincendo la Medaglia d'oro nel 1980. Terzo di cinque figli, il papa' Salvatore e' un sarto e la mamma Vincenza, una casalinga. Dopo le medie si iscrisse a ragioneria.





A 15 anni, su uno stradone di Barletta, sfidava in velocita' una Porsche color aragosta e un'Alfa Romeo 1750 rossa: a piedi, sui 50 metri, batteva l'una e l'altra e guadagnava le 500 lire per pagarsi un cinema o un panino. Ha Proseguito gli studi all'I.S.E.F.. Figura centrale nella vita di Mennea e' stato il suo professore di educazione fisica, suo pigmalione, che lo spinse all'atletica, e divenne cosi' la "freccia del sud" che fece impazzire l'Italia con il titolo olimpico davanti ai "mostri" sacri di colore e dell'Est. Si e' sposato con sposato Manuela Olivieri e si e' laureato a Bari una prima volta in scienze politiche ma ha conseguito anche le lauree in giurisprudenza, scienze dell'educazione motoria e lettere. Mennea ha esercitato la soprattutto la professione di avvocato e di dottore commercialista, ed e' autore di ben 20 libri.

Nel 2000, il suo nome torno' alla cronaca quando l'Universita' degli Studi dell'Aquila dove aveva vinto un concorso a cattedra, gli propose l'assunzione che divenne incompatibile con la sua attivita' politica di membro del Parlamento europeo (e' stato a Bruxelles dal 1999 al 2004), gli chiese le dimissioni da quest'ultimo. La vicenda suscito' molte polemiche con interrogazioni parlamentari ma l'allora Governo Amato, diede ragione all'Universita'. Mennea e' salito anche in cattedra: e' stato docente a contratto di Legislazione europea delle attivita' motorie e sportive presso la Facolta' di Scienze dell'Educazione Motoria dell'Universita' "Gabriele d'Annunzio" di Chieti - Pescara. Nel 2006 ha dato vita insieme alla moglie Manuela Olivieri alla "Fondazione Pietro Mennea", Onlus con lo scopo di effettuare donazioni costanti nel tempo ed assistenza sociale ad enti caritatevoli o di ricerca medico-scientifica, associazioni culturali e sportive, attraverso progetti specifici e concreti. Lo scopo secondario e' di carattere culturale, e consiste nel diffondere lo sport ed i suoi valori,promuovere la lotta al doping, che e' diventata una triste piaga per lo sport e la nostra societa'.
Ha lavorato come curatore fallimentare e insegnante di educazione fisica, e commercialista.
Con la moglie, avvocato, si e' occupato di "class action" negli Stati Uniti per difendere alcuni risparmiatori italiani finiti nel crac della Lehman Brothers. E' stato, per alcuni mesi, direttore generale della Salernitana nell'annata 1998-1999 Al piu' grande velocista italiano, in occasione delle olimpiadi di Londra del 2012 e' stata dedicata la stazione della metropolitana della capitale Britannica di Kensigton. Mennea debutto' sulle piste di atletica a livello internazionale nel 1971 ai Campionati europei con un terzo posto nella staffetta 4x100 metri e un sesto nei 200 metri. Poi venne Monaco di Baviera, i Giochi olimpici estivi del 1972, dove raggiunse la finale dei 200 m, la specialita' nella quale era piu' forte. Arrivo' terzo dietro il russo Valerij Borzov e all'americano Larry Black. E a questa sarebbero seguite altre tre finali olimpiche nella stessa specialita'. Ai Campionati europei del 1974, Mennea vinse l'oro nei 200 m davanti al pubblico di casa di Roma, e si piazzo' secondo nei 100 m (dietro a Borzov, suo rivale storico) e nella staffetta veloce. Nel 1976 Mennea decise di saltare i Giochi olimpici, ma il pubblico italiano protesto' e Mennea ando' a Montreal. Riusci' a qualificarsi per la finale dei 200 m, ma vide l'oro finire nelle mani del giamaicano Don Quarrie, mentre lui fini' ai piedi del podio, quarto.
Lo stesso risultato, mancando di poco il bronzo, venne raggiunto nella staffetta 4x100 metri. Nel 1978, a Praga, difese con successo il suo titolo europeo dei 200 m, ma mostro' le sue doti anche sulla distanza piu' breve, vinta anch'essa. In quell'anno si aggiudico' anche l'oro nei 400 metri piani agli europei al coperto. Nel 1979, Mennea, studente di scienze politiche, prese parte alle Universiadi, che si disputavano sulla pista di Citta' del Messico. Il tempo con cui vinse i 200 metri piani, 19"72, era il nuovo record del mondo che resistette per ben 17 anni, ma va tenuto conto del fatto che fu ottenuto correndo a oltre duemila metri di quota come del resto il precedente primato, stabilito da Tommie Smith sempre a Citta' del Messico (Mennea detenne anche il record del mondo a livello del mare dal 1980 al 1983, con 19"96, tempo stabilito nella sua citta' natale, Barletta). Il record venne battuto da Michael Johnson ai trials statunitensi per le Olimpiadi del 1996. A Mosca, nel 1980, nella finale olimpica dei 200 , Mennea affronto' il campione uscente Don Quarrie e il campione dei 100 m Allan Wells. Wells sembrava avere la vittoria in tasca, ma l'italiano, si avvicino' a lui e mise la "freccia" superandolo negli ultimi metri vincendo l'oro per due centesimi di secondo.
L'Italia imparo' cosi' a conoscere un grande campione. Vinse anche il bronzo con la staffetta 4x400 metri.
Nel 1981, la "freccia del Sud" annuncio' il suo ritiro concedendosi piu' tempo per lo studio. Ma poi, prese parte agli europei gareggiando pero' solo nella 4x100 che arrivo' quarta. Il 22 marzo 1983 stabili' il primato mondiale (manuale) dei 150 metri piani, con 14"8 sulla pista dello stadio Comunale di Cassino: questo primato e' ancora imbattuto, perche' il tempo di 14"35 stabilito il 17 maggio 2009 da Usain Bolt a Manchester non e' stato omologato dalla Federazione in quanto stabilito su pista rettilinea. Partecipo' alla prima edizione dei mondiali che si svolse ad Helsinki dove vinse la medaglia di bronzo nei 200 e quella d'argento con la staffetta 4x100. Un anno dopo, scese in pista nella sua quarta finale olimpica consecutiva dei 200, primo atleta al mondo a compiere tale impresa. In quest'occasione, anche se campione uscente, termino' al settimo posto e, a fine stagione, si ritiro' dalle competizioni per la seconda volta. Ma il vero ritiro giunse alle Olimpiadi di Seul nel 1998, sempre nei 200, dopo aver superato il primo turno delle batterie. A Seul fu anche il portabandiera della squadra azzurra. Mennea tecnicamente era caratterizzato da partenze lente con accelerazioni progressive che poi, soprattutto nei 200 metri si concludevano con splendide rimonte come accadde a Mosca. Sempre grazie alla sua eccezionale velocita' di punta le ultime frazioni e le relative rimonte di Mennea nella 4x100 (nelle quali partiva lanciato) erano impressionanti per la superiorita' sugli altri atleti. .


fonte AGI.it






Mennea, un fenomeno magnetico e cocciuto

Aveva occhi un po tristi e un'aria da persona sola, chiusa. Come molti introversi, non gli apparteneva la preoccupazione di piacere a tutti. Però ogni suo gesto, dentro e fuori lo sport, è stato di orgogliosa sostanza. Campione inarrivabile, velocista "nero" d'Europa, figlio del profondo sud italiano vissuto sapendo che i luoghi comuni si possono combattere e vincere con la forza interiore, con una spinta anche morale. In questo, anche in questo, Pietro Mennea è stato un esempio.

Sembrava in eterna lotta col mondo e in parte lo era. Ha rappresentato molto, non solo nello sport e nell'atletica. La possibilità di riscatto per chi non nasce al centro dell'universo e non ha predestinazione, ne santi in paradiso. Era magnetico, cocciuto, emanava una forza contagiosa e a volte imbarazzante, difficile da reggere e guardare negli occhi. Non sembrava neanche italiano, eppure era il meglio di tante cose che misteriosamente, magicamente il nostro paese ogni tanto sa proporre.

Eccolo volare sulla pista messicana per un primato che pareva non dover finire mai, e che ancora resiste a livello europeo dopo oltre trent'anni. Eccolo ai blocchi di partenza dell' Olimpiade di Mosca: ma cosa ci fa quel "terrone" in mezzo alle statue d'ebano? Come si permette di batterle? Anche se, poi, alcuni dei suoi mitici avversari avevano la pelle chiara, come lui. Il sovietico Borzov, il britannico Wells con quel cognome da "guerra dei mondi": la stessa, forse, che Pietro ha sempre combattuto. E quasi sempre vinto.

Ha combattuto il doping in grande anticipo su molti: gli diedero del brontolone, per questo, sottovalutandolo. Dopo la leggendaria carriera e il record del mondo "bianco", seppe diventare avvocato e docente universitario: pure questo percorso, non proprio abituale per un campionissimo. Forse aveva scritto il destino nello sguardo, come tanti tra quelli che non sanno di dover partire presto, ma in qualche modo lo sentono.


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Ciao Mennea, schivo 're delle piste' che batteva i bolidi da corsa 11 Anni 6 Giorni fa #18303

grande atleta
in 20" ha saputo emoziarci e farci esplodere di gioia come nessuno
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