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ARGOMENTO: Calendario dell'Avvento 2012

Calendario dell'Avvento 2012 11 Anni 4 Mesi fa #13597



La tradizione fu introdotta in Canada nell’inverno del 1781 dai soldati del Brunswick stazionati nella provincia del Quebec per proteggere la colonia dagli attacchi americani. In quell’anno il generale Friedrich Adolf Riedesel e la moglie, baronessa von Riedesel, dettero una festa natalizia a Sorel, accogliendo gli invitati con un abete decorato di candeline e frutta.






La stampa inglese del 1848 con i regnanti attorno al loro albero nel castello di Windsor fu ripresa e pubblicata negli Stati Uniti nel Natale del 1850 nel Lady’s Book di Godey. Questi la ricopiò interamente, limitandosi a rimuovere la corona della regina e i baffi del consorte per adattarla ad uno scenario americano. L’immagine divenne la prima immagine di un albero di Natale ad essere largamente diffusa nel Paese, costituendone un formidabile veicolo di pubblicità . L’immagine venne ristampata nel 1860 e nel decennio successivo, a riprova di quanto l’albero fosse diventato comune anche in America.
Varie città legate in qualche modo alla Germania si contendono il vanto di aver allestito il primo albero di Natale in America. A Windsor Lock (Connecticut) un soldato dello stato tedesco dell’Assia avrebbe decorato il primo albero nel 1777 mentre era in prigione; ad Easton (Pennsylvania) un contingente tedesco avrebbe preparato l’albero nel 1816. Nel diario di Matthew Zahm di Lancaster (Pennsylvania) viene riportato l’uso dell’albero nel 1821. Altre fonti accreditano al tedesco Charles Follen, emigrato a Boston, il primato. Un altro emigrato tedesco, August Imgard , introdusse a Wooster (Ohio) l’uso di decorare l’albero con bastoncini di zucchero: i primi erano bianchi; solo successivamente assunsero le strisce rosse con cui oggi sono generalmente noti. Imgard è sepolto nel cimitero di Wooster ed ogni anno , a Natale, la sua tomba è decorata con un grande abete. Un altro immigrato tedesco, Charles Minnigerode, professore di latino e greco presso il College of William and Mary a Williamsburg nel 1842 contribuì alla diffusione negli Stati Uniti dell’abete di Natale. In America la canzone tedesca O Tannenbaum venne tradotta come O Christmas Tree, originando l’equivoco che Tannenbaum (abete) fosse il termine tedesco per Albero di Natale (che invece è Weihnachtsbaum).

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Calendario dell'Avvento 2012 11 Anni 4 Mesi fa #13598

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Calendario dell'Avvento 2012 11 Anni 4 Mesi fa #13599







In Russia l’usanza fu proibita poco dopo la Rivoluzione di Ottobre, ma reintrodotta come Abete di Capodanno nel 1935. La tradizionale stella in cima all’albero non era più quella di Betlemme, diventando invece la Stella Rossa sovietica. Anche le decorazioni si adeguarono al nuovo corso; con figurine di aereoplani, biciclette, missili, cosmonauti e personaggi delle fiabe russe. Questa tradizione permane anche dopo la caduta del regime sovietico, con la festa di Capodanno che prevale su quella del Natale (che qui cade il 7 gennaio).









In Italia l’usanza venne introdotta dalla regina Margherita di Savoia, nel 1898, che ne fece allestire uno nei saloni del Quirinale, seguendo in ritardo una moda che aveva contagiato le altre corti europee già da tempo. La tradizione ultrasecolare del presepio rese la diffusione dell’abete più lenta che in altri Paesi.


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Calendario dell'Avvento 2012 11 Anni 4 Mesi fa #13600

I più famosi alberi di Natale pubblici


Washington , Casa Bianca




New York , Rockfeller Centre





Londra , Trafalgar Square




Roma , Piazza San Pietro


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Calendario dell'Avvento 2012 11 Anni 4 Mesi fa #13601

L'abete

Fiaba di Hans Christian Andersen


In mezzo al bosco si trovava un grazioso alberello di abete aveva per sé parecchio spazio, prendeva il sole, aveva aria a sufficienza, e tutt'intorno crescevano molti suoi compagni più grandi, sia abeti che pini, ma quel piccolo abete aveva una gran fretta di crescere. Non pensava affatto al caldo sole né all'aria fresca, né si preoccupava dei figli dei contadini che passavano di lì chiacchierando quando andavano a raccogliere fragole o lamponi. Spesso arrivavano con il cestino pieno zeppo di fragole oppure le tenevano intrecciate con fili di paglia, si sedevano vicino all'alberello e esclamavano: «Oh, com'è carino così piccolo!» ma all'albero dispiaceva molto sentirlo.
L'anno dopo il tronco gli si era allungato, e l'anno successivo era diventato ancora più lungo; guardandone la costituzione si può sempre capire quanti anni ha un abete.
«Oh! se solo fossi grosso come gli altri alberi!» sospirava l'alberello «potrei allargare per bene i miei rami e con la cima ammirare il vasto mondo! gli uccelli costruirebbero i loro nidi tra i miei rami e quando c'è vento potrei dondolarmi solennemente, come fanno tutti gli altri.»
E non si godeva affatto né il sole, né gli uccelli o le nuvole rosse che mattina e sera gli passavano sopra.
Quand'era inverno e la neve brillava bianchissima tutt'intorno, arrivava spesso una lepre e con un salto si posava proprio sopra l'alberello. "Che noia!" Ma dopo due inverni l'albero era così grande che la lepre dovette limitarsi a girargli intorno. "Oh! crescere, crescere, diventare grosso e vecchio, è l'unica cosa bella di questo mondo" pensava l'albero.
In autunno giunsero i taglialegna per abbattere alcuni degli alberi più grandi; questo accadeva ogni anno e il giovane abete, che ormai era ben cresciuto, rabbrividiva al pensiero di quei grandi e meravigliosi alberi che cadevano a terra con un fragore incredibile. I loro rami venivano strappati, così restavano lì nudi, esili e magri che quasi non si riconoscevano più, poi venivano messi sui carri e i cavalli li portavano fuori dal bosco.
Dove erano diretti? Che cosa ne sarebbe stato di loro?
In primavera, quando giunsero la rondine e la cicogna, l'albero chiese: «Sapete forse dove sono stati portati? Non li avete incontrati?».
La rondine non sapeva nulla, ma la cicogna sembrò riflettere un po', poi fece cenno col capo e disse: «Sì, credo di sì! Ho incontrato molte nuove navi, mentre tornavo dall'Egitto; avevano alberi maestri magnifici: immagino fossero loro, dato che odoravano di abete. Posso assicurarvi che erano magnifici, davvero magnifici!».
«Oh, se anch'io fossi abbastanza grande da andare per il mare! Ma com'è poi in realtà questo mare, e a cosa assomiglia?»
«È troppo lungo da spiegare!» rispose la cicogna andandosene.
«Rallegrati per la giovinezza!» dissero i raggi di sole. «Rallegrati per la tua crescita, per la giovane vita che è in te!»
Il vento baciò l'albero e la rugiada riversò su di lui le sue lacrime, ma l'albero non riuscì a capire.
Quando si avvicinarono le feste natalizie, vennero abbattuti giovani alberelli, che non erano ancora grandi e vecchi come quell'abete, che non riusciva a avere pace e voleva sempre partire. Questi alberelli, che erano stati scelti tra i più belli, conservarono i loro rami e vennero messi sui carri che i cavalli trascinarono fuori dal bosco.
«Dove vanno?» chiese l'abete «non sono più grandi di me, anzi ce n'era uno che era molto più piccolo. Perché conservano i rami? Dove sono diretti?»
«Noi lo sappiamo! Noi lo sappiamo!» cinguettarono i passerotti «abbiamo curiosato attraverso i vetri delle finestre, in città. Sappiamo dove vengono portati! Ricevono una ricchezza e uno sfarzo inimmaginabili! Abbiamo visto attraverso le finestre che vengono piantati in mezzo a una stanza riscaldata e decorati con le cose più belle, mele dorate, tortine di miele, giocattoli e molte centinaia di candeline!»
«E poi?» domandò l'abete agitando i rami «e poi? Che cosa succede dopo?»
«Non abbiamo visto altro. Ma era meraviglioso!»
«Magari sarò anch'io destinato a seguire quel destino splendente!» si rallegrò l'abete. «E è molto meglio che andare per mare. Che nostalgia! Se solo fosse Natale! Ormai sono alto e sviluppato come gli alberi che erano stati portati via l'anno scorso. Potessi essere già sul carro! E nella stanza riscaldata con quello sfarzo e quella ricchezza! e poi? Poi succederanno cose ancora più belle, più meravigliose; altrimenti perché mi decorerebbero? Deve succedere qualcosa di più importante, di più straordinario, ma che cosa? Come soffro! che nostalgia! Non so neppure io che cosa mi succede!»
«Rallegrati con me!» dissero l'aria e la luce del sole «goditi la tua gioventù qui all'aperto!»
Ma lui non gioiva affatto. Cresceva continuamente e restava verde sia d'estate che d'inverno, di un verde scuro, e la gente che lo vedeva esclamava: «Che bell'albero!». Verso Natale fu il primo albero a essere abbattuto. La scure penetrò in profondità nel midollo; l'albero cadde a terra con un sospiro, sentì un dolore, un languore che non gli fece pensare a nessuna felicità era triste perché doveva abbandonare la sua casa, la zolla da cui era spuntato.
Sapeva bene che non avrebbe più rivisto i vecchi e cari compagni, i piccoli cespugli e i fiorellini che stavano intorno a lui, e forse neppure gli uccelli. La partenza non fu certo una cosa piacevole.
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Calendario dell'Avvento 2012 11 Anni 4 Mesi fa #13602

L'albero si riprese solo mentre veniva scaricato con gli altri alberi, quando udì esclamare: «Questo è magnifico! Lo dobbiamo usare senz'altro!».
Giunsero due camerieri in ghingheri che portarono l'abete in una grande sala molto bella.
Tutt'intorno, sulle pareti, pendevano ritratti e vicino a una grande stufa di maiolica si trovavano vasi cinesi con leoni sul coperchio. C'erano sedie a dondolo divani ricoperti di seta, grossi tavoli sommersi da libri illustrati e da giocattoli che valevano cento volte cento talleri, come dicevano i bambini. L'abete venne messo in piedi in un secchio di sabbia, ma nessuno vide che era un secchio, perché era stato ricoperto di stoffa verde e era stato messo su un grosso tappeto a vari colori. Come tremava l'albero! Che cosa sarebbe accaduto? I camerieri e le signorine lo decorarono. Su un ramo pendevano piccole reti ricavate dalla carta colorata; ognuna era stata riempita di caramelle. Pendevano anche mele e noci dorate, che sembravano quasi cresciute dai rami. Poi vennero fissate ai rami più di cento candeline bianche rosse e blu. Bambole che sembravano vere, e che l'abete non aveva mai visto prima d'allora, dondolavano tra il verde. In cima venne posta una grande stella fatta con la stagnola dorata; era proprio meravigliosa.
«Questa sera!» esclamarono tutti «questa sera deve splendere!»
"Fosse già sera!" pensò l'albero "se almeno le candele fossero accese presto! Che cosa accadrà? Chissà se verranno gli alberi del bosco a vedermi? E chissà se i passerotti voleranno fino alla finestra? Forse metterò radici qui e resterò decorato estate e inverno!"
Sì! ne sapeva davvero poco! ma gli era venuto mal di corteccia per la nostalgia, e il mal di corteccia è fastidioso per un albero come lo è il mal testa per noi.
Finalmente vennero accese le candele. Che splendore, che magnificenza! L'albero tremava con tutti i suoi rami finché una candelina appiccò fuoco al verde. Che dolore!
«Dio ci protegga!» gridarono le signorine e subito spensero la fiamma.
Ora l'albero non osava neppure più tremare. Che tortura! Aveva una gran paura di perdere qualche parte del suo addobbo, e era molto turbato per tutto quello sfarzo. Si aprirono i due battenti della porta e una quantità di bambini si precipitò nella stanza, sembrava quasi che volessero rovesciare l'albero. Gli adulti li seguirono con prudenza; i piccoli si azzittirono, ma solo per un attimo, poi gridarono nuovamente di gioia facendo tremare tutta la casa. Ballarono intorno all'albero e tolsero, uno dopo l'altro, tutti i regali.
"Che cosa fanno?" pensò l'albero. "Che succede?" Intanto le candele bruciarono fino ai rami, e man mano che si consumarono vennero spente. Poi i bambini ebbero il permesso di disfare l'albero. Gli si precipitarono contro con tale veemenza che l'albero sentì scricchiolare tutti i rami. Se non fosse stato fissato al soffitto con la stella dorata si sarebbe certamente rovesciato.
I bambini gli saltellavano intorno coi loro magnifici giocattoli. Nessuno guardò più l'albero, eccetto la vecchia bambinaia che curiosò tra le foglie per vedere se era stato dimenticato un fico secco o una mela.
«Una storia! Una storia!» gridarono i bambini trascinando un signore piccoletto ma robusto verso l'albero. Lui vi si sedette proprio sotto e disse: «Adesso siamo nel bosco, e anche l'albero farebbe bene a ascoltare! Comunque racconterò solo una storia. Volete quella di Ivede-Avede o quella di Klumpe-Dumpe che cadde giù dalle scale, salì sul trono e sposò la principessa?».
«Ivede-Avede!» gridarono alcuni; «Klumpe-Dumpe» gridarono altri. Fu un grido solo e solo l'albero se ne stette zitto a pensare: "Non posso partecipare anch'io? Non posso far più nulla?". In realtà aveva già partecipato e fatto la parte che gli spettava.
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Calendario dell'Avvento 2012 11 Anni 4 Mesi fa #13603

L'uomo raccontò la storia di Klumpe-Dumpe che cadde giù dalle scale, salì sul trono e sposò la principessa; i bambini batterono le mani e gridarono: «Racconta, racconta!». Volevano sentire anche quella di Ivede-Avede, ma fu raccontata solo la storia di Klumpe-Dumpe. L'abete se ne stava zitto e pensieroso; gli uccelli del bosco non avevano mai raccontato storie del genere.
Klumpe-Dumpe che cade dalle scale e sposa la principessa! Certo: è così che va il mondo! concluse l'albero, credendo che tutto fosse vero, dato che era stato raccontato da un uomo così per bene. "Certo! Chi può mai saperlo? Forse cadrò anch'io dalle scale e sposerò una principessa!". E si rallegrò al pensiero che il giorno dopo sarebbe stato decorato di nuovo con candele, giocattoli, e frutta dorata.
"Domani non tremerò!" pensò. "Voglio proprio godermi tutto quello splendore. Domani sentirò ancora la storia di Klumpe-Dumpe e forse anche quella di Ivede-Avede."
L'albero restò fermo a pensare per tutta la notte.
Il mattino dopo entrarono il cameriere e la domestica.
«Adesso ricomincia la festa!" pensò l'albero; invece lo trascinarono fuori dalla stanza, su per le scale fino in soffitta e lo misero in un angolo buio dove non arrivava neanche un filo di luce. "Che significa!?" pensò l'albero. "Che cosa faccio qui? Che cosa posso ascoltare da qua?" Si appoggiò al muro e continuò a pensare. Di tempo ne aveva, passarono giorni e notti e nessuno venne lassù, quando finalmente comparve qualcuno, fu solo per posare delle casse in un angolo. L'albero era ormai nascosto, si poteva pensare che fosse stato dimenticato.
"Adesso è inverno là fuori!» pensò l'albero. "La terra è dura e coperta di neve. Gli uomini non potrebbero ripiantarmi, per questo devo rimanere al riparo fino a primavera. Che ottima idea! Come sono bravi gli uomini! Se solo qui non fosse così buio ed io non fossi così solo! Non c'è neppure una piccola lepre! Invece era proprio bello nel bosco quando c'era la neve e la lepre mi passava vicino. Sì, anche quando mi saltava sopra ma allora non mi piaceva. Qui invece c'è una solitudine terribile!"
«Pi! Pi!» esclamò un topolino proprio in quel momento e saltò fuori. Subito dopo ne uscì un altro. Fiutarono l'abete e si infilarono tra i rami.
«Fa un freddo tremendo!» dissero i topolini. «Se non fosse per questo freddo, si starebbe bene qui! Non è vero, vecchio abete?»
«Non sono affatto vecchio!» replicò l'abete. «Ce ne sono molti che sono più vecchi di me!»
«Da dove vieni?» gli chiesero i topolini «e che cosa sai?» Erano infatti terribilmente curiosi. «Raccontaci del posto più bello della terra! Ci sei stato? Sei stato nella dispensa dove c'è il formaggio sugli scaffali e i prosciutti pendono dai soffitto, dove si balla sulle candele di sego, dove si arriva magri e si esce grassi?»
«Non lo conosco!» rispose l'albero «ma conosco il bosco, dove splende il sole e dove gli uccelli cinguettano!» e così raccontò della sua gioventù, e i topolini non avevano mai sentito nulla di simile, così lo ascoltarono attentamente e poi dissero: «Oh! Tu hai visto molto! come sei stato felice!».
«Io?» esclamò l'abete, pensando a quello che raccontava. «Sì, in fondo sono stati bei tempi!» poi raccontò della sera di Natale, di quando era stato addobbato con dolci e candeline.
«Oh!» esclamarono i topolini «come sei stato felice, vecchio abete!»
«Non sono per niente vecchio!» rispose l'albero. «Sono venuto via dal bosco quest'inverno! Sono nell'età migliore, ho solo terminato la crescita!»
«Come racconti bene!» gli dissero i topolini, e la notte dopo ritornarono con altri quattro topolini che volevano sentire il racconto dell'albero; e quanto più raccontava, tanto più chiaramente si ricordava tutto e pensava: "Erano proprio bei tempi! Ma ritorneranno, ritorneranno! Klumpe-Dumpe cadde dalle scale e ebbe la principessa; forse anch'io ne sposerò una" e intanto pensava ad una piccola e graziosa betulla che cresceva nel bosco e che per l'abete era come una bella principessa.
«Chi è Klumpe-Dumpe?» chiesero i topolini, e l'abete raccontò tutta la storia; ricordava ogni parola e i topolini erano pronti a saltare in cima all'albero per il divertimento. La notte successiva vennero molti più topi e la domenica giunsero persino due ratti; ma dissero che la storia non era divertente e questo rattristò i topolini che pure, da allora, la trovarono meno divertente.
«Lei conosce solo questa storia?» chiesero i ratti.
«Solo questa!» rispose l'albero «la sentii durante la serata più felice della mia vita, ma in quel momento non capii quanto era felice.»
«È una storia veramente brutta! Non ne conosce qualcuna sulla carne e sulle candele di sego? O sulla dispensa?»
«No!» rispose l'albero.
«Ah, allora grazie!» dissero i ratti e si ritirarono.
Anche i topolini alla fine scomparvero e allora l'albero sospirò: «Era molto bello quando si sedevano intorno a me, quei vispi topolini, e ascoltavano i miei racconti. Adesso è finito anche questo! Ma devo ricordarmi di divertirmi, quando uscirò di qui!».
Che successe invece? Ah, sì! Una mattina presto giunse della gente a rovistare in soffitta. La casse vennero spostate e l'albero fu tirato fuori, lo gettarono senza alcuna cura sul pavimento e subito un cameriere lo trascinò verso le scale dove arrivava la luce del sole.
"Ora ricomincia la vita!" pensò l'albero, che sentì l'aria fresca e il primo raggio di sole. E così si ritrovò nel cortile. Tutto accadde così in fretta che l'albero non si accorse neppure del suo aspetto; c'era tanto da vedere tutt'intorno. Il cortile confinava con un giardino che era tutto fiorito, le rose pendevano fresche e profumate dalla bassa ringhiera, i tigli erano fioriti e le rondini volavano lì intorno e dicevano: «Kvirre-virre-vit, è arrivato mio marito!» ma non si riferivano all'abete.
«Adesso voglio vivere!» gridò lui pieno di gioia e allargò i rami, oh! erano tutti gialli e appassiti; e lui si trovava in un angolo tra ortiche e erbacce; ma la stella di carta dorata era ancora al suo posto e brillava al sole.
Nel cortile stavano giocando alcuni di quegli allegri bambini che a Natale avevano ballato intorno all'albero e ne erano stati tanto felici. Uno dei più piccoli corse a strappare la stella d'oro dall'albero.
«Guarda cosa c'è ancora su questo vecchio e brutto albero di Natale!» disse, e cominciò a pestare i rami che scricchiolarono sotto i suoi stivaletti.
L'albero guardò quegli splendidi fiori e quella freschezza del giardino, poi guardò se stesso e desiderò di essere rimasto in quell'angolo buio della soffitta. Pensò alla sua gioventù passata nel bosco, alla divertente notte di Natale, e ai topolini che erano così felici di aver sentito la storia di Klumpe-Dumpe.
«Finito! finito!» esclamò il povero albero. «Se almeno mi fossi rallegrato quando potevo! finito! finito!»
Il cameriere sopraggiunse e tagliò l'albero in piccoli pezzi e ne fece un fascio. Come bruciò bene sotto il grande paiolo; sospirava profondamente e ogni sospiro sembrava una piccola esplosione; attratti da quegli scoppi, i bambini che stavano giocando accorsero e si misero davanti al fuoco e, guardandolo, gridarono: «Pif-pof!», ma a ogni crepitio, che era per lui un sospiro profondo, l'albero ripensava a un giorno d'estate nel bosco, a una notte d'inverno quando le stelle brillavano nel cielo, alla notte di Natale e a Klumpe-Dumpe, l'unica storia che aveva sentito e che sapeva raccontare. E intanto si era consumato tutto.
I bambini ripresero a giocare nel cortile e il più piccolo si era messo al petto la stella dorata che l'albero aveva portato nella serata più felice della sua vita; ora questa era finita, e anche l'albero era finito, e così anche la storia: finita, finita, come tutte le storie.

FINE
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Calendario dell'Avvento 2012 11 Anni 4 Mesi fa #13605





L'albero di Natale alla Casa Bianca a Washington è considerato l'albero dell'intera Nazione.

Dal 1923 puntualmente il Presidente in carica accende le sue luci.
Solo nel periodo della guerra le luci rimasero spente per risparmiare corrente elettrica.


In un anno, soltanto la cima rimase accesa: il Paese era in ansia per la sorte di alcuni connazionali all'estero.
Quale anno?


In un'altra occasione l'albero fu acceso solo a partire dal 22 dicembre: il Paese usciva da un lutto che avrebbe pesato sulla sua storia.
Quale anno?


In realtà l'albero di Natale della nazione si trova in California: è una sequoia che ha ricevuto questo titolo nel 1926 e ancora fieramente lo conserva. Questa sequoia ha anche un nome.
Qual é?






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Calendario dell'Avvento 2012 11 Anni 4 Mesi fa #13624

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Calendario dell'Avvento 2012 11 Anni 4 Mesi fa #13625

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