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ARGOMENTO: Calendario dell'Avvento 2013

Calendario dell'Avvento 2013 10 Anni 4 Mesi fa #29083

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Calendario dell'Avvento 2013 10 Anni 4 Mesi fa #29084




It's not the glow you feel
when snow appears
It's not the Christmas card
you've sent for years
Not the joyful sound
when sleigh bells ring
Or the merry songs
children sing

The little gift you send
on Christmas day
will not bring back the friend
you've turned away
So may I suggest
the secret of Christmas?
It's not the things you do
at Christmas time
but the Christmas things you do
all year through.
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Calendario dell'Avvento 2013 10 Anni 4 Mesi fa #29085

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Calendario dell'Avvento 2013 10 Anni 4 Mesi fa #29086





Gerard van Honthorst (Gerrit van Honthorst) noto anche come Gherardo delle Notti (1592 – 1656)
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Calendario dell'Avvento 2013 10 Anni 4 Mesi fa #29087

Questo dipinto, eseguito da Gherardo delle Notti nel 1620, raffigura il neonato Gesù bambino che giace su un panno bianco steso sulla paglia della mangiatoia. Le quattro figure che adorano il Bambino (Maria, San Giuseppe e due angeli) sono raffigurate con tratti realistici di ascendenza caravaggesca, la cui lezione influenzata dalla Controriforma è più presente qui che nei pittori italiani, che invece tendono a esprimere caratteri intellettualistici rivolgendosi alle élite piuttosto che alla massa dei fedeli. Dalla culla di Gesù si sprigiona una luce che illumina i volti degli adoranti, che esprimono gioia, serenità e tenerezza verso il figlio di Dio. Il quadro è stato restaurato e ricollocato al suo posto nella Galleria degli Uffizi, dopo essere stato gravemente danneggiato nell'attentato del 1993.
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Calendario dell'Avvento 2013 10 Anni 4 Mesi fa #29088


Gerard van Honthorst - 1622
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Calendario dell'Avvento 2013 10 Anni 4 Mesi fa #29090



RACCONTO DI NATALE

di Dino Buzzati

Tetro e ogivale è l'antico palazzo dei vescovi, stillante salnitro dai muri, rimanerci è un supplizio nelle notti d'inverno. E l'adiacente cattedrale è immensa, a girarla tutta non basta una vita, e c'è un tale intrico di cappelle e sacrestie che, dopo secoli di abbandono, ne sono rimaste alcune pressoché inesplorate. Che farà la sera di Natale - ci si domanda – lo scarno arcivescovo tutto solo, mentre la città è in festa? Come potrà vincere la malinconia? Tutti hanno una consolazione: il bimbo ha il treno e pinocchio, la sorellina ha la bambola, la mamma ha i figli intorno a sé, il malato una nuova speranza, il vecchio scapolo il compagno di dissipazioni, i1 carcerato la voce di un altro dalla cella vicina. Come farà l'arcivescovo? Sorrideva lo zelante don Valentino, segretario di sua eccellenza, udendo la gente parlare così. L'arcivescovo ha Dio, la sera di Natale. Inginocchiato solo soletto nel mezzo della cattedrale gelida e deserta a prima vista potrebbe quasi far pena, e invece se si sapesse! Solo soletto non è, non ha neanche freddo, né si sente abbandonato. Nella sera di Natale Dio dilaga nel tempio, per l'arcivescovo, le navate ne rigurgitano letteralmente, al punto che le porte stentano a chiudersi; e, pur mancando le stufe, fa così caldo che le vecchie bisce bianche si risvegliano nei sepolcri degli storici abati e salgono dagli sfiatatoi dei sotterranei sporgendo gentilmente la testa dalle balaustre dei confessionali.

Così, quella sera il Duomo; traboccante di Dio. E benché sapesse che non gli competeva, don Valentino si tratteneva perfino troppo volentieri a disporre l'inginocchiatoio del presule. Altro che alberi, tacchini e vino spumante. Questa, una serata di Natale. Senonché in mezzo a questi pensieri, udì battere a una porta. "Chi bussa alle porte del Duomo" si chiese don Valentino "la sera di Natale? Non hanno ancora pregato abbastanza? Che smania li ha presi?" Pur dicendosi così andò ad aprire e con una folata divento entrò un poverello in cenci.

"Che quantità di Dio! " esclamò sorridendo costui guardandosi intorno- "Che bellezza! Lo si sente perfino di fuori.

Monsignore, non me ne potrebbe lasciare un pochino? Pensi, è la sera di Natale. "

"E' di sua eccellenza l'arcivescovo" rispose il prete. "Serve a lui, fra un paio d'ore. Sua eccellenza fa già la vita di un santo, non pretenderai mica che adesso rinunci anche a Dio! E poi io non sono mai stato monsignore."

"Neanche un pochino, reverendo? Ce n'è tanto! Sua eccellenza non se ne accorgerebbe nemmeno!"

"Ti ho detto di no... Puoi andare... Il Duomo è chiuso al pubblico" e congedò il poverello con un biglietto da cinque lire.

Ma come il disgraziato uscì dalla chiesa, nello stesso istante Dio disparve. Sgomento, don Valentino si guardava intorno, scrutando le volte tenebrose: Dio non c'era neppure lassù. Lo spettacoloso apparato di colonne, statue, baldacchini, altari, catafalchi, candelabri, panneggi, di solito così misterioso e potente, era diventato all'improvviso inospitale e sinistro. E tra un paio d'ore l'arcivescovo sarebbe disceso.

Con orgasmo don Valentino socchiuse una delle porte esterne, guardò nella piazza. Niente. Anche fuori, benché fosse Natale, non c'era traccia di Dio. Dalle mille finestre accese giungevano echi di risate, bicchieri infranti, musiche e perfino bestemmie. Non campane, non canti.

Don Valentino uscì nella notte, se n'andò per le strade profane, tra fragore di scatenati banchetti. Lui però sapeva l'indirizzo giusto. Quando entrò nella casa, la famiglia amica stava sedendosi a tavola. Tutti si guardavano benevolmente l'un l'altro e intorno ad essi c'era un poco di Dio.

"Buon Natale, reverendo" disse il capofamiglia. "Vuol favorire?"

"Ho fretta, amici" rispose lui. "Per una mia sbadataggine Iddio ha abbandonato il Duomo e sua eccellenza tra poco va a pregare. Non mi potete dare il vostro? Tanto, voi siete in compagnia, non ne avete un assoluto bisogno."

"Caro il mio don Valentino" fece il capofamiglia. "Lei dimentica, direi, che oggi è Natale. Proprio oggi i miei figli dovrebbero far a meno di Dio? Mi meraviglio, don Valentino."

E nell'attimo stesso che l'uomo diceva così Iddio sgusciò fuori dalla stanza, i sorrisi giocondi si spensero e il cappone arrosto sembrò sabbia tra i denti.

Via di nuovo allora, nella notte, lungo le strade deserte. Cammina cammina, don Valentino infine lo rivide. Era giunto alle porte della città e dinanzi a lui si stendeva nel buio, biancheggiando un poco per la neve, la grande campagna. Sopra i prati e i filari di gelsi, ondeggiava Dio, come aspettando. Don Valentino cadde in ginocchio.

"Ma che cosa fa, reverendo?" gli domandò un contadino. "Vuoi prendersi un malanno con questo freddo?"

"Guarda laggiù figliolo. Non vedi?"

Il contadino guardò senza stupore. "È nostro" disse. "Ogni Natale viene a benedire i nostri campi."

" Senti " disse il prete. "Non me ne potresti dare un poco? In città siamo rimasti senza, perfino le chiese sono vuote. Lasciamene un pochino che l'arcivescovo possa almeno fare un Natale decente."

"Ma neanche per idea, caro il mio reverendo! Chi sa che schifosi peccati avete fatto nella vostra città. Colpa vostra. Arrangiatevi."

"Si è peccato, sicuro. E chi non pecca? Ma puoi salvare molte anime figliolo, solo che tu mi dica di sì."

"Ne ho abbastanza di salvare la mia!" ridacchiò il contadino, e nell'attimo stesso che lo diceva, Iddio si sollevò dai suoi campi e scomparve nel buio.

Andò ancora più lontano, cercando. Dio pareva farsi sempre più raro e chi ne possedeva un poco non voleva cederlo (ma nell'atto stesso che lui rispondeva di no, Dio scompariva, allontanandosi progressivamente).

Ecco quindi don Valentino ai limiti di una vastissima landa, e in fondo, proprio all'orizzonte, risplendeva dolcemente Dio come una nube oblunga. Il pretino si gettò in ginocchio nella neve. "Aspettami, o Signore " supplicava "per colpa mia l'arcivescovo è rimasto solo, e stasera è Natale!"

Aveva i piedi gelati, si incamminò nella nebbia, affondava fino al ginocchio, ogni tanto stramazzava lungo disteso. Quanto avrebbe resistito?

Finché udì un coro disteso e patetico, voci d'angelo, un raggio di luce filtrava nella nebbia. Aprì una porticina di legno: era una grandissima chiesa e nel mezzo, tra pochi lumini, un prete stava pregando. E la chiesa era piena di paradiso.

"Fratello" gemette don Valentino, al limite delle forze, irto di ghiaccioli "abbi pietà di me. Il mio arcivescovo per colpa mia è rimasto solo e ha bisogno di Dio. Dammene un poco, ti prego."

Lentamente si voltò colui che stava pregando. E don Valentino, riconoscendolo, si fece, se era possibile, ancora più pallido.

"Buon Natale a te, don Valentino" esclamò l'arcivescovo facendosi incontro, tutto recinto di Dio. "Benedetto ragazzo, ma dove ti eri cacciato? Si può sapere che cosa sei andato a cercar fuori in questa notte da lupi?"
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Calendario dell'Avvento 2013 10 Anni 4 Mesi fa #29091

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Calendario dell'Avvento 2013 10 Anni 4 Mesi fa #29092

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Calendario dell'Avvento 2013 10 Anni 4 Mesi fa #29093



9.



Orfei?».
«Orfei».
«Ma sei siùro?».
«Me lo ha confermato lui».
Massimo, seduto nel suo personalissimo senato involontario, si allungò sulla seggiola ed accese una sigaretta (sì, siamo in un locale pubblico e non si potrebbe fumare. Vi rispondo come vi avrebbe risposto Massimo nel giorno in questione, se foste andati a lamentarvi: voi, per un mondo migliore, eliminereste il fumo o i rompicoglioni?). Orfei se ne era andato da un quarto d’ora, dopo aver confabulato un po’ con Massimo, a voce bassa, l’espressione a metà fra l’orgoglioso e il diffidente. E quando il barbone era andato via, Massimo aveva smesso l’abito da barrista e aveva iniziato la spiegazione.
«Quando il Comune ha messo in funzione la differenziata, lì per lì Orfei era contento. Non doveva più ravanare fra i cocci di bottiglia e i pannolini usati per trovare qualcosa da mangiare. Poi, però, è venuto fuori che la società di raccolta avrebbe preso in consegna l’organico solo una volta alla settimana. E allora si è incazzato a morte. Comprensibilmente, devo dire. Ma come, io mangio tutti i giorni e voi volete far mettere fuori i bidoni una volta alla settimana? E gli altri sei cosa faccio, vado al ristorante? Allora ha deciso di vendicarsi. La prima settimana ha fregato qualche bidoncino in qua e in là, per non insospettire nessuno. E nel corso di questa settimana, ha addestrato i cani ad aprire i bidoncini».
«E come fa un cane a aprire un bidone?».
«Non è difficile, me lo ha spiegato; il cane per prima cosa butta in terra il bidone. Poi, tenendolo fermo con una zampa, insinua il naso sotto il manico del bidoncino e lo tira in su finché il tappo del bidone non scatta. Il cane mette il muso dentro, tira fuori il sacchetto e a quel punto è festa. Cosa fa un cane con un sacchetto che contiene del cibo bello odoroso? Come minimo lo morde, no? Poi, quando ha morsicchiato il sacchetto e sparso bene bene tutto il contenuto, passa al bidone successivo. Non ha fretta, tanto ha tutta la notte».
«E quanti cani ha addestrato?».
«All’inizio solo il suo. Poi però lo ha raccontato ad altri barboni. Altri barboni che, essendo anche loro lievemente incazzati col Comune per la bella pensata della raccolta settimanale, gli hanno affidato i loro cani affinché» Massimo ridacchiò «facesse loro vedere la retta via. Adesso ne ha a disposizione quattro».
«E te?».
«Io cosa?».
«Te cosa avresti intenzione di fare, adesso?».
«Quel che ho sempre fatto, da qualche anno a questa parte».
Aldo guardò Massimo molto severamente.
«Cioè, andare da Fusco?».
«Cioè, il barrista».
Il senato approvò per alzata di bicchiere.

La raccolta del rifuto organico con cadenza settimanale naufragò all’inizio dell’anno nuovo, quando un gruppo di qualche centinaio di manifestanti ispirantisi allo Svuotatore folle si presentò davanti al Comune e rovesciò contemporaneamente in terra il proprio bidoncino, formando la scritta «Sindaco, senti che tanfo». Presa coscienza del problema, il Comune intimò alla società Oegea di provvedere, cosa che la società in un primo momento si rifiutò di fare, sostenendo di non avere sufficiente personale.
Il successivo suggerimento del Comune, ovvero quello di destinare alla raccolta sul campo quei brillanti manager che avevano deciso di risparmiare sulle spese con una raccolta settimanale del biodegradabile, venne preso correttamente dalla Oegea come una minaccia di conseguenze ben peggiori. Dopo una settimana, grazie agli stipendi liberati dalle dimissioni di un amministratore delegato e quattro senior task manager, vennero riassunti sedici operai, e dopo due settimane la raccolta riprese con cadenza trisettimanale, tutti i lunedì, mercoledì e sabato.
E con cadenza trisettimanale, ogni lunedì, mercoledì e sabato, a una certa ora Orfei entra orgoglioso nel bar di Massimo. I vecchietti si alzano, Massimo stappa una bottiglia di non importa cosa, e tutti insieme si brinda alla faccia di chi ci vuol male. Che sia Natale o meno, certe vittorie bisogna celebrarle.


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