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ARGOMENTO: Calendario dell'Avvento 2013

Calendario dell'Avvento 2013 10 Anni 5 Mesi fa #27905







Svegliatevi, le voci delle guardie
ci chiamano dall'alto della torre,
svegliati, o città di Gerusalemme!
Mezzanotte è scoccata;
loro ci chiamano con voce chiara:
dove siete, vergini sagge?
Presto, che lo sposo sta arrivando;
alzatevi, prendete le lampade,
Alleluia!
Preparatevi alle nozze,
voi dovete andargli incontro!
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Calendario dell'Avvento 2013 10 Anni 5 Mesi fa #27906





IL NATALE DI MARTIN

di Leone Tolstoj

In una certa città viveva un ciabattino, di nome Martin Avdeic. Lavorava in una stanzetta in un seminterrato, con una finestra che guardava sulla strada. Da questa poteva vedere soltanto i piedi delle persone che passavano, ma ne riconosceva molte dalle scarpe, che aveva riparato lui stesso. Aveva sempre molto da fare, perché lavorava bene, usava materiali di buona qualità e per di più non si faceva pagare troppo.

Anni prima, gli erano morti la moglie e i figli e Martin si era disperato al punto di rimproverare Dio. Poi un giorno, un vecchio del suo villaggio natale, che era diventato un pellegrino e aveva fama di santo, andò a trovarlo. E Martin gli aprì il suo cuore.
- Non ho più desiderio di vivere - gli confessò. - Non ho più speranza.
Il vegliardo rispose: « La tua disperazione è dovuta al fatto che vuoi vivere solo per la tua felicità. Leggi il Vangelo e saprai come il Signore vorrebbe che tu vivessi.
Martin si comprò una Bibbia. In un primo tempo aveva deciso di leggerla soltanto nei giorni di festa ma, una volta cominciata la lettura, se ne sentì talmente rincuorato che la lesse ogni giorno.
E cosi accadde che una sera, nel Vangelo di Luca, Martin arrivò al brano in cui un ricco fariseo invitò il Signore in casa sua. Una donna, che pure era una peccatrice, venne a ungere i piedi del Signore e a lavarli con le sue lacrime. Il Signore disse al fariseo: «Vedi questa donna? Sono entrato nella tua casa e non mi hai dato acqua per i piedi. Questa invece con le lacrime ha lavato i miei piedi e con i suoi capelli li ha asciugati... Non hai unto con olio il mio capo, questa invece, con unguento profumato ha unto i miei piedi».
Martin rifletté. - Doveva essere come me quel fariseo. Se il Signore venisse da me, dovrei comportarmi cosi? - Poi posò il capo sulle braccia e si addormentò.
All'improvviso udì una voce e si svegliò di soprassalto. Non c'era nessuno. Ma senti distintamente queste parole: - Martin! Guarda fuori in strada domani, perché io verrò.
L'indomani mattina Martin si alzò prima dell'alba, accese il fuoco e preparò la zuppa di cavoli e la farinata di avena. Poi si mise il grembiule e si sedette a lavorare accanto alla finestra. Ma ripensava alla voce udita la notte precedente e così, più che lavorare, continuava a guardare in strada. Ogni volta che vedeva passare qualcuno con scarpe che non conosceva, sollevava lo sguardo per vedergli il viso. Passò un facchino, poi un acquaiolo. E poi un vecchio di nome Stepanic, che lavorava per un commerciante del quartiere, cominciò a spalare la neve davanti alla finestra di Martin che lo vide e continuò il suo lavoro.

Dopo aver dato una dozzina di punti, guardò fuori di nuovo. Stepanic aveva appoggiato la pala al muro e stava o riposando o tentando di riscaldarsi. Martin usci sulla soglia e gli fece un cenno. - Entra· disse - vieni a scaldarti. Devi avere un gran freddo.
- Che Dio ti benedica!- rispose Stepanic. Entrò, scuotendosi di dosso la neve e si strofinò ben bene le scarpe al punto che barcollò e per poco non cadde.
- Non è niente - gli disse Martin. - Siediti e prendi un po' di tè.
Riempi due boccali e ne porse uno all'ospite. Stepanic bevve d'un fiato. Era chiaro che ne avrebbe gradito un altro po'. Martin gli riempi di nuovo il bicchiere. Mentre bevevano, Martin continuava a guardar fuori della finestra.
- Stai aspettando qualcuno? - gli chiese il visitatore.
- Ieri sera- rispose Martin - stavo leggendo di quando Cristo andò in casa di un fariseo che non lo accolse coi dovuti onori. Supponi che mi succeda qualcosa di simile. Cosa non farei per accoglierlo! Poi, mentre sonnecchiavo, ho udito qualcuno mormorare: "Guarda in strada domani, perché io verrò".
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Calendario dell'Avvento 2013 10 Anni 5 Mesi fa #27907

Mentre Stepanic ascoltava, le lacrime gli rigavano le guance. - Grazie, Martin Avdeic. Mi hai dato conforto per l'anima e per il corpo.
Stepanic se ne andò e Martin si sedette a cucire uno stivale. Mentre guardava fuori della finestra, una donna con scarpe da contadina passò di lì e si fermò accanto al muro. Martin vide che era vestita miseramente e aveva un bambino fra le braccia. Volgendo la schiena al vento, tentava di riparare il piccolo coi propri indumenti, pur avendo indosso solo una logora veste estiva. Martin uscì e la invitò a entrare. Una volta in casa, le offrì un po' di pane e della zuppa. - Mangia, mia cara, e riscaldati - le disse.
Mangiando, la donna gli disse chi era: - Sono la moglie di un soldato. Hanno mandato mio marito lontano otto mesi fa e non ne ho saputo più nulla. Non sono riuscita a trovare lavoro e ho dovuto vendere tutto quel che avevo per mangiare. Ieri ho portato al monte dei pegni il mio ultimo scialle.
Martin andò a prendere un vecchio mantello. - Ecco - disse. È un po' liso ma basterà per avvolgere il piccolo.
La donna, prendendolo, scoppiò in lacrime. - Che il Signore ti benedica.
- Prendi - disse Martin porgendole del denaro per disimpegnare lo scialle. Poi l’accompagnò alla porta.
Martin tornò a sedersi e a lavorare. Ogni volta che un'ombra cadeva sulla finestra, sollevava lo sguardo per vedere chi passava. Dopo un po', vide una donna che vendeva mete da un paniere. Sulla schiena portava un sacco pesante che voleva spostare da una spalla all'altra. Mentre posava il paniere su un paracarro, un ragazzo con un berretto sdrucito passò di corsa, prese una mela e cercò di svignarsela. Ma la vecchia lo afferrò per i capelli. Il ragazzo si mise a strillare e la donna a sgridarlo aspramente.
Martin corse fuori. La donna minacciava di portare il ragazzo alla polizia. - Lascialo andare, nonnina - disse Martin. - Perdonalo, per amor di Cristo.
La vecchia lasciò il ragazzo. - Chiedi perdono alla nonnina - gli ingiunse allora Martin.
Il ragazzo si mise a piangere e a scusarsi. Martin prese una mela dal paniere e la diede al ragazzo dicendo: - Te la pagherò io, nonnina.
- Questo mascalzoncello meriterebbe di essere frustato - disse la vecchia.
- Oh, nonnina - fece Martin - se lui dovesse essere frustato per aver rubato una mela, cosa si dovrebbe fare a noi per tutti i nostri peccati? Dio ci comanda di perdonare, altrimenti non saremo perdonati. E dobbiamo perdonare soprattutto a un giovane sconsiderato.
- Sarà anche vero - disse la vecchia - ma stanno diventando terribilmente viziati.
Mentre stava per rimettersi il sacco sulla schiena, il ragazzo sì fece avanti. - Lascia che te lo porti io, nonna. Faccio la tua stessa strada.
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Calendario dell'Avvento 2013 10 Anni 5 Mesi fa #27908

La donna allora mise il sacco sulle spalle del ragazzo e si allontanarono insieme.
Martin tornò a lavorare. Ma si era fatto buio e non riusciva più a infilare l'ago nei buchi del cuoio. Raccolse i suoi arnesi, spazzò via i ritagli di pelle dal pavimento e posò una lampada sul tavolo. Poi prese la Bibbia dallo scaffale.
Voleva aprire il libro alla pagina che aveva segnato, ma si apri invece in un altro punto. Poi, udendo dei passi, Martin si voltò. Una voce gli sussurrò all'orecchio: - Martin, non mi riconosci?
- Chi sei? - chiese Martin.
- Sono io - disse la voce. E da un angolo buio della stanza uscì Stepanic, che sorrise e poi svanì come una nuvola.
- Sono io - disse di nuovo la voce. E apparve la donna col bambino in braccio. Sorrise. Anche il piccolo rise. Poi scomparvero.
- Sono io - ancora una volta la voce. La vecchia e il ragazzo con la mela apparvero a loro volta, sorrisero e poi svanirono.
Martin si sentiva leggero e felice. Prese a leggere il Vangelo là dove si era aperto il libro. In cima alla pagina lesse: Ebbi fame e mi deste da mangiare, ebbi sete e mi dissetaste, fui forestiero e mi accoglieste. In fondo alla pagina lesse: Quanto avete fatto a uno dei più piccoli dei miei fratelli, l’avete fatto a me.
Così Martin comprese che il Salvatore era davvero venuto da lui quel giorno e che lui aveva saputo accoglierlo.
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Calendario dell'Avvento 2013 10 Anni 5 Mesi fa #27909

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Calendario dell'Avvento 2013 10 Anni 5 Mesi fa #27910

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Calendario dell'Avvento 2013 10 Anni 5 Mesi fa #27911





“In quel tempo fu emanato un editto da Cesare Augusto per il censimento di tutto l’impero. Questo primo censimento ebbe luogo quando Quirino era governatore della Siria. Tutti andavano a iscriversi, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe salì dalla Galilea, dalla città di Nazaret, per recarsi in Giudea, nella città di Davide chiamata Betlem, perché egli era della casa e della famiglia di Davide, per farsi iscrivere con Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano là, si compirono i giorni in cui ella doveva partorire, e diede alla luce il figlio suo primogenito: lo avvolse in fasce e lo adagiò in una mangiatoia, perché nell’albergo per loro non c’era posto”.
Colui che scriveva queste cose era un medico nativo d’Antiochia di Siria, di lingua e di cultura greche: Luca l’evangelista in poche righe ci dà il senso della storia, della “nostra” storia. Prima c’è l’impero disteso su tutta la terra e Cesare Augusto autocrate dei romani, poi Betlemme di Giudea sacra alla stirpe di Davide, infine c’è quel Bambino deposto in una mangiatoia perché non c’era posto per lui nell’albergo.
Dopo quel Bambino tutto è cambiato. La sua nascita ha mutato le regole del gioco, anzi ha rovesciato il tavolo del gioco. Tanto è vero che duemila anni dopo gli uomini e le donne del mondo – di ogni religione o di nessuna religione – misurano da quella nascita il tempo della loro vita. Io sono uno storico dell’arte e per me il racconto di Luca si moltiplica in una sterminata caleidoscopica foresta di figure. Quelle poche righe del terzo vangelo hanno incendiato il mondo di immagini perché è difficile pensare a un episodio più coinvolgente, più emozionante e quindi più “figurabile” di quello.
La nascita di Gesù chiede – anzi, esige – di essere resa visibile. Lo capì per primo san Francesco quando inventò a Greccio il presepio. Lo sanno bene quelli che moltiplicano ai quattro angoli del mondo le sacre rappresentazioni della Natività. Lo hanno sempre saputo gli artisti di ogni epoca e di ogni cultura che, con sensibilità, stili, registri espressivi infinitamente diversi, ci hanno consegnato la loro idea del Natale.
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Calendario dell'Avvento 2013 10 Anni 5 Mesi fa #27913

Dal repertorio immenso della storia dell’arte la mia selezione comincia da Giotto nella padovana Cappella dell’Arena. Giotto inaugura la lingua figurativa dell’Italia moderna. Sotto questo aspetto la sua importanza è paragonabile solo a quella che ha avuto Dante Alighieri nella creazione della lingua letteraria italiana. Dovessi stringere in una definizione sintetica l’arte di Giotto, direi che essa è la scoperta del vero nella certezza dello spazio misurabile.
Lo spazio, prima di tutto. Quella di Giotto non è ancora la prospettiva scientifica del Brunelleschi ma è già profondità, solidità, abitabilità. La Madonna che ha appena partorito e che adagia il figlio nella mangiatoia secondo il racconto dell’evangelista è coperta da una tettoia di legno dislocata in profondità. I pastori che si accostano al presepio, il san Giuseppe dormiente, gli angeli in volo che cantano le glorie dell’Atteso, sono figure reali che occupano concretamente lo spazio, esattamente definite dalla modulazione cromatica dell’ombra e della luce. Una specie di solenne classicità, grave e sintetica e allo stesso tempo fusa e melodiosa, caratterizza gli anni maturi di Giotto, all’altezza degli affreschi padovani.
L’altra novità rivoluzionaria del suo stile è rappresentata dalla scoperta del vero. Giotto individua e rappresenta – per la prima volta nella storia dell’arte italiana con tanta consapevolezza – il mondo della natura e quello degli affetti. Così il volto della Madonna in atto di deporre il neonato nella culla, esprime felicità, tenerezza, apprensione. Il Bambino stretto nelle fasce fissa la Madre in una specie di muto e affettuoso colloquio. Anche il bue alza lo sguardo verso l’alto per non perdersi la scena, mentre l’asino gira la testa a sinistra in una buffa torsione che serve a ben definire tuttavia il solido assetto del corpo. Le pecore e le capre allo stazzo, strette l’una all’altra per tenersi caldo, fanno un realistico assembramento che tradisce la consuetudine del pittore con lo studio diretto della natura.
Nel ricchissimo repertorio di immagini sacre rilette con un nuovo spirito realistico, che la Cappella degli Scrovegni presenta, spicca la bella e nota natività. In essa Giotto rappresenta la Madonna sdraiata per terra, colta in un gesto di classica solennità ma nel contempo affettuosamente materno, nell’atto di accogliere il bimbo in fasce che le viene porto da una donna. Sopra la capanna di legno, assai realistica nella resa spaziale, anche se decisamente sottodimensionata, cinque angeli annunciano festosi la nascita miracolosa. Sulla destra alcuni pastori, con le loro greggi, vengono a onorare il Bambino.

In primo piano, ma più in basso e decentrato rispetto alla scena principale, e con dimensioni leggermente inferiori, compare san Giuseppe: egli dà le spalle alla Madonna, è accovacciato per terra, chiuso nel suo mantello, in un blocco compatto che ne evidenzia anche visivamente l’isolamento. La posizione, con la testa appoggiata sulla mano, e l’espressione seria e vagamente preoccupata del volto, indicano che è immerso in una profonda riflessione sul mistero di quella nascita ma sembrano anche denotare un senso di esclusione dall’evento accaduto alle sue spalle.

Giotto, pur rinnovando, attraverso una profonda umanizzazione, i temi sacri, si è attenuto alle convenzioni medioevali che prevedevano appunto una posizione secondaria per la figura di San Giuseppe.
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